Nella giornata di oggi
, in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2015 presso la Corte di appello di Roma,l’associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada porterà il proprio contributo, sollevando il problema legato alla strage stradale, nel tessuto sociale del nostro Paese. Il membro del direttivo nazionale Aifvs, Zeno Vignola, è già stato in corte di appello di Venezia, in rappresentanza del presidente nazionaleAlberto Pallotti, come relatore nell’eguale evento. Inoltre anche la Corte di appello di Napoli ha invitato a presenziare a questo importante momento della vita giudiziaria italiana con il vice presidente nazionale Rosa di Bernardo, mamma coraggio di Pozzuoli, e il tesoriere Biagio Ciaramella. Insieme a loro, presso la corte di appello di Napoli, si è unito il presidente dell’associazione “A16 uniti per la vita” Giuseppe Bruno, a rappresentare le vittime della strage dell’autobus in Irpinia, 40 morti e molti feriti gravi. La peggiore strage stradale nella storia italiana. “Il nostro messaggio, il nostro aiuto è finalizzato a diminuire drasticamente il numero dei crimini – dicono i sodalizi – Una popolazione educata e rispettosa delinque di meno e aiuta chi governa a farlo in modo più efficace. Da poco, assieme alle altre maggiori associazioni che si occupano di lotta alla strage stradale, abbiamo fondato l’Uiss, Unione Italiana per la sicurezza stradale. Il messaggio è chiaro: una voce unica è più forte rispetto a tante piccole voci. Associazioni di volontari, uniti nella difesa delle vittime, alla fine riescono a ridurre il fenomeno. Come e’ successo per i sindacati con le morti bianche. Forse un giorno, sulle nostre strade, non si morirà più!”.
Inaugurazione anno giudiziario Corte di Appello Roma
L’intervento del presidente nazionale Aifvs, Alberto Pallotti
Sua eccellenza presidente
Illustrissimo procuratore generale
Magistrati della corte di appello
Autorità presenti
Signore e signori
Ritengo doveroso ringraziare il presidente dott. Luciano Panzani per l’invito alla partecipazione rivolto all’associazione italiana familiari e vittime della strada onlus, della quale ho l’onore di essere il legale rappresentante. Questo importante riconoscimento è una svolta importante. Ammettere una associazione di volontariato che rappresenta le vittime dei reati, in questa sede, significa aver compreso a fondo che la giustizia non può essere amministrata senza mostrare attenzione nei confronti di chi i reati li subisce. Considero un grande privilegio poter partecipare ai lavori dell’inaugurazione dell’anno giudiziario qui, nel cuore dello stato. Innanzitutto vorrei presentarmi. Mi chiamo Alberto Pallotti e sono una vittima della strada. La mia famiglia, una bella famiglia come tante altre, in un secondo ha perso tutto. E si è distrutta. Per molto tempo siamo andati alla deriva. Succede spesso, purtroppo. Manca la forza di reagire. E’ umano. Io sono cresciuto in mezzo a molto dolore. Tuttavia ho avuto la forza,di reagire. Ho deciso che era arrivato il momento di fare qualcosa, di cercare di portare il mio contributo, ma ridurre la strage stradale e’ un compito immane, impossibile per una sola persona, per quanto determinata. Quando accade un grave incidente si aziona la macchina investigativa e giudiziaria. Si cerca la verità, si cercano le violazioni. I magistrati hanno il difficile dovere istituzionale di punire chi infrange le leggi. A volte, molte volte, le famiglie che sono devastate dal dolore non capiscono questo meccanismo, e più che percepire la corretta umanità, nelle aule di giustizia, sentono la freddezza della macchina burocratica. Il presidente ha precedentemente rimarcato i mali dellagiustizia italiana, le lungaggini dei processi, la burocrazia eccessiva, la carenza di uomini e strutture. Credo fermamente che fare il giudice sia molto difficile. Da una parte l’applicazione della legge, dall’altra la sensibilità per capire e analizzare il caso concreto. Arrivare alla sentenza è un procedimento complicato e molto difficile. In questa delicata fase si pone la nostra associazione, a protezione dell’interesse della vittima. A queste finalità sono orientate le decine di richieste di costituzione di parte presentate dalla nostra associazione nelle varie corti italiane. Siamo stati ammessi spesso come parti civili del procedimento, quasi sempre. Riconosciuti portatori dell’interesse di protezione e tutela della salute e vita pubblica, quell’interesse generale che parte dal singolo ma è destinato a tutta la collettività. Questo dimostra la sensibilità dei magistrati. Occorre tuttavia, e qui faccio appello al potere legislativo, che venga modificato il comma uno dell’art. 92 del codice di procedura penale, che subordina all’assenso della persona offesa la partecipazione al procedimento giudiziario degli enti esponenziali, quali noi siamo. Va modificata senza dubbio la norma, e va riportato tutto alla valutazione del giudice, in grado di rendersi conto autonomamente se una associazione sia meritevole o meno di essere ammessa a protezione di un interesse superiore. E’ troppo riduttivo lasciare la decisione alla vittima. Essa si trova sempre in condizione di disperazione e non riesce a capire l’utilità della nostra funzione. Chi perde un figlio, chi perde un fratello, un padre, è inavvicinabile per molto tempo. Troppo dolore, troppa rabbia per avere la lucidità di pensare all’interesse generale. Credetemi, ve lo posso dire come testimone diretto. E non si deve aver paura di rischiare di aumentare la mole di lavoro per il già oberato potere giudiziario. In italia abbiamo 300 mila cause civili pendenti legate a sinistri stradali. Per non parlare di quelle penali. Ci sono 5 mila morti l’anno e 15 mila feriti gravissimi. Una strage infinita, che non si attenua mai. Una guerra che uccide persone sane, in piena salute. La causa di morte maggiore per i giovani del nostro paese è l’incidente stradale. Inevitabilmente, questi eventi finiscono nelle corti per essere giudicati. E’ molto facile da constatare come associazioni di volontariato molto forti e rappresentative, hanno da sempre contribuito alla riduzione degli eventi luttuosi, per un meccanismo virtuoso che da sempre si e’ instaurato quando la macchina della solidarietà si mette in moto. Come è successo, ad esempio, con gli incidenti sul lavoro. I sindacati e le associazioni che si battono da decenni hanno avuto un ruolo fondamentale nella riduzione delle morti bianche. Preoccuparsi dell’eccessiva durata dei processi, dell’intasamento della giustizia e’ giusto, ma forse possiamo ridurre i delitti. E sarebbe un beneficio per tutti. Per questo mi rivolgo a voi, signori magistrati, e credo di poter parlare a nome di tutte le realtà locali, nazionali, che in silenzio si battono per ridurre la strage e per dare giustizia ai superstiti. A tal proposito, da poco e’ nata l’Uiss, l’unione italiana per la sicurezza stradale. Un consorzio tra le maggiori associazioni di volontariato nazionali che si occupano di sicurezza stradale. Un passo fondamentale, ideato per superare personalismi e voglie di primeggiare. Siamo tutte vittime, sarebbe auspicabile avessimo un’unica voce. E con questa voce vi rivolgo questo accorato appello. Aiutateci a trasmettere, tramite le sentenze, ma anche sostenendo le nostre richieste formali che quotidianamente rivolgiamo alla politica, che lo stato italiano non e’ più disposto a veder morire i nostri giovani sulle strade allargando le braccia pensando che in fondo non si può farci niente. Quasi fosse un macabro tributo da pagare al progresso. La strage stradale può essere ridotta, ma serve grande impegno da parte di tutti. Mi auguro, e vi auguro, che sia un anno giudiziario di svolta.