Morti della strada. La lenta agonia dell’Italia verso la sicurezza stradale Di Biagio Ciaramella 30 novembre 2018
Un rumore sordo squarcia il silenzio della notte, sulla carreggiata una vita umana investita, che molto spesso ne resta vittima, uccisa da un’auto in corsa o con alla guida un uomo stanco o in alcuni casi ubriaco.
Un tempo, non poco più di qualche anno fa, le chiamavano “stragi del sabato sera”, l’apertura dei tg nazionali alla domenica era un bollettino da guerra: incidenti stradali, auto ribaltate, accartocciate, sinistri nel cuore della notte post movida. Erano giovani, perlopiù neo patentati, o semplicemente ragazzi inghiottiti dall’acceleratore che viaggiava ad alta velocità. Oggi, la cronaca degli incidenti è quasi quotidiana. Vite umane spezzate dal contachilometri che segna l’alta velocità, dalla fretta e dalla distrazione alla guida, dai pensieri che offuscano la mente, dalla stanchezza del lavoro o del post divertimento. Investiti sulle strisce pedonali, all’uscita di un negozio o di una discoteca, in pieno giorno o in notte inoltrata. Vite umane che hanno trovato la morte lungo la strada. Le morti a seguito di incidenti stradali in Italia sono almeno quattromila ogni anno. Il 2018 che sta per chiudersi è uno degli anni peggiori per la sicurezza stradale. E’ stato questo il clima che ha accompagnato la celebrazione della giornata mondiale della memoria delle vittime della strada istituita dall’Onu e celebrata la scorsa settimana. Una serie tragica e mai vista di eventi: crollo del viadotto Morandi a Genova, incidente gravissimo con l’esplosione dell’autocisterna a Bologna, incidente con decine di vittime fra i migranti in Puglia, è solo il paradigma di una situazione generale sulle strade veramente preoccupante. Secondo le statistiche il 90% degli incidenti sono imputabili all’uomo: disattenzione, uso improprio del cellulare, mancato rispetto delle norme e della segnaletica, velocità non adeguata sono cause che vanno debellate accrescendo il senso di responsabilità e di miglioramento della capacità di guida di tutti noi utenti della strada. Morti della strada. Vittime in aumento, l’obiettivo dell’ Unione Europea sulla riduzione di morti e feriti sulla strada è ormai un’utopia, soprattutto per l’Italia, ma un passo in avanti sembra averlo compiuto il nostro paese, nel duemilasedici tra molte aspettative ed il dolore di molti familiari fu firmata la legge che introdusse nel nostro ordinamento il reato dell’omicidio stradale. Non un modo di vivere la “vendetta” ma un modo per avere giustizia, questo lo spirito che ha accumunato ed accomuna ancora oggi i familiari delle vittime della strada. Una legge che ha contribuito a rendere l’Italia un paese più degno. La legge riconosce due nuove reati: omicidio stradale e lesioni personali stradali. Per chi si mette alla guida in stato di ebbrezza o dopo aver assunto stupefacenti e causa la morte di qualcuno la pena della reclusione va da 5 a 12 anni. Se l’investitore si dimostra lucido e sobrio, ma la sua velocità di guida è il doppio del consentito, la pena va da 4 a 8 anni. In caso di omicidio multiplo, la pena può essere triplicata ma non superiore a 18 anni. È invece punito con la reclusione da 6 mesi a 2 anni chi, guidando non sobrio o non lucido, procura lesioni permanenti. Nel caso di lesioni aumentano le pene se chi guida è ubriaco o drogato: da 3 a 5 anni per lesioni gravi e da 4 a 7 per quelle gravissime. In caso di condanna o patteggiamento (anche con la condizionale) per omicidio o lesioni stradali viene automaticamente revocata la patente. Le chiamano “vittime della strada”, in realtà sono le vittime dei delinquenti della strada: di chi corre troppo, di chi si mette alla guida ubriaco o sotto l’effetto di droghe, di chi si distrae per rispondere al cellulare e dopo aver messo sotto qualcuno in tanti casi scappa. Nomi di esseri umani di una lunga lista di quattromila morti all’anno, donne, uomini, bambini che non ci sono più. Oltre 180mila gli incidenti stradali con lesioni a persone, migliaia i morti, quasi 260mila i feriti. La denuncia dei familiari delle vittime e delle associazioni che in Italia si battono contro questa piaga, chiedono la certezza della pena, ma anche le modifiche al codice della strada e maggiori controlli tesi alla prevenzione. La legge c’è, seppur ancora poco conosciuta nei suoi reali contenuti, e si pensava potesse incidere sensibilmente sulle dinamiche della sinistrosità ma nei fatti non è così. Seppur va detto che non era questo lo scopo, la norma perseguiva, invece, l’obiettivo di una maggiore giustizia e adeguatezza nelle norme per gli omicidi della strada. Obiettivo in parte raggiunto ma non del tutto. C’è chi tuona che vi siano delle parti illogiche della legge 41/2016 sull’omicidio stradale che devono essere assolutamente e presto modificate, oltre a ciò c’è bisogno di più attenzione, coscienza e responsabilizzazione umana. Guidare richiede prontezza dei riflessi e massima concentrazione, che a volte mancano alla guida ed è bene prenderne coscienza ed evitare di guidare un’auto: è un atto di rispetto umano per se stessi e per gli altri, fondamento di senso civico.