Auto sui bimbi dell’asilo, Pallotti e Ronzullo: «La Procura accerterà se i luoghi dove i bimbi giocavano erano sicuri. Ma quante sono le scuole italiane in sicurezza?

COMUNICATO STAMPA DELL’ASSOCIAZIONE ITALIANA FAMILIARI E VITTIME DELLA STRADA ODV E DELL’ASSOCIAZIONE MAMME CORAGGIO E VITTIME DELLA STRADA ODV
Auto sui bimbi dell’asilo, Pallotti e Ronzullo: «La Procura accerterà se i luoghi dove i bimbi giocavano erano sicuri. Ma quante sono le scuole italiane in sicurezza? La tragedia dell’Aquila serva da un monito e sia l’occasione per un cambiamento» «Quello che è successo nell’asilo di Pile, frazione del comune dell’Aquila, deve essere un monito per tutta l’Italia. Non è possibile che un bambino di quattro anni muoia come il piccolo Tommaso D’Agostino, investito da una macchina all’asilo, cioè nel luogo dove, dopo la sua casa, avrebbe dovuto essere più protetto». A parlare sono Alberto Pallotti, presidente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada Odv e dell’Associazione Familiari e Vittime ODV, ed Elena Ronzullo, presidente dell’Associazione Mamme Coraggio e Vittime della Strada ODV, che aggiungono: «Fin dal primo momento, guardando ai telegiornali le immagini girate sul luogo dell’incidente, avevamo intuito che c’era qualcosa che non andava, che la responsabilità forse non era solo della giovane mamma la cui auto, per ragioni ancora da accertare, è piombata sui bambini. Ora la Procura dell’Aquila sta indagando sulla sicurezza dei luoghi e della struttura scolastica dove si trova l’asilo. I periti dovranno stabilire se lo stato dei luoghi interno alla struttura scolastica fosse nelle condizioni di garantire la sicurezza degli spazi dell’area giochi esterna, se le protezioni presenti fossero adeguate e se una valutazione del rischio adeguata avrebbe potuto evitare il rischio che accadesse quello che poi si è verificato. Confidiamo nel lavoro della Procura, ma intanto non possiamo non interrogarci e non lanciare l’allarme sulla situazione della sicurezza stradale nelle scuole italiane, sia all’esterno degli istituti e sia negli spazi interni”. Le tre associazioni, che da sempre stanno vicine alle vittime e ai loro familiari e si battono per la sicurezza stradale, si sono affidate a un consulente tecnico per capire se possa esserci una responsabilità della scuola nell’incidente, se ci siano responsabilità da parte del Comune, che avrebbe dovuto vigilare sulla sicurezza di questo istituto, o da parte di qualche assessore o di chi avrebbe dovuto accertarsi e vigilare sulla sicurezza dei luoghi. «La legge 120/2020 ha introdotto alcune modifiche sostanziali al Codice della Strada», spiega l’architetto Giuseppe Di Giampietro, responsabile del centro di documentazione Webstrade.it e consulente tecnico dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime della Strada AIFVS, «Tra le definizioni stradali e di traffico (art. 3 del Codice della Strada) è stata introdotta la nuova voce di “zona scolastica” come “zona urbana in prossimità della quale si trovano edifici adibiti ad uso scolastico, in cui è garantita una particolare protezione dei pedoni e dell’ambiente, delimitata lungo le vie di accesso dagli appositi segnali di inizio e di fine”. La Giunta o il Sindaco istituiscono a livello locale tali zone. È quella la sede in cui si dovrebbe studiare, pianificare e realizzare la particolare protezione e tutela di bambini e utenti della scuola». «In molti Paesi europei», continua l’architetto Di Giampietro, «esistono esperienze collaudate, linee guida e norme tecniche sulla gestione delle “School Street”, cioè le “vie delle scuole”. In Italia, purtroppo, a due anni dall’introduzione del nuovo segnale, solo pochi comuni hanno introdotto tali zone e avviato progetti di sicurezza e valorizzazione. Da una parte è mancato l’obbligo di pianificazione e attuazione. Dall’altra sono ancora assenti linee guida, norme tecniche e aiuti ai comuni per la diffusione delle zone scolastiche».
Conclude Di Giampietro: «Per la sicurezza passiva dei bambini dal traffico e altri rischi, e anche per un’educazione attiva dei bambini nel percorso casa-scuola, occorre che si completi un sostegno tecnico, normativo, economico ai comuni per l’introduzione generalizzata delle zone scolastiche, diffondendo anche le esperienze positive realizzate da alcuni comuni, come i “walking bus” o pedibus, “Kiss and ride”, percorsi sicuri casa-scuola. C’è ancora molto da fare. La tragedia dell’Aquila sia l’occasione per un cambiamento». «Bisogna assolutamente promuovere un cambiamento», rimarcano Pallotti e Ronzullo, «casi come quello dell’Aquila non devono più accadere. Invece, troppe scuole mancano di sicurezza stradale. Bisogna correre subito ai ripari, mettere in sicurezza sia l’area esterna che interna degli istituti scolastici. Attendiamo con fiducia che la Procura accerti se l’asilo era a regola d’arte o mancava di qualcosa che potrebbe essere una concausa di quello che è successo. Come associazioni siamo vicini sia al bambino che non c’è più e ai suoi genitori, e sia alle altre famiglie coinvolte in questa tragedia». Sul caso interviene anche l’avvocato Walter Rapattoni, legale convenzionato delle associazioni, che dice: “Noi ci battiamo per la sicurezza stradale e per dare giustizia a tutte le vittime degli incidenti, che sono troppi e troppo spesso mortali. Staremo vicino alla famiglia del piccolo Tommaso e degli altri bambini coinvolti e chiediamo a gran voce che ci sia maggiore sicurezza in questi momenti delicati in cui c’è l’uscita dei bambini da scuola. Chiediamo quindi che non si guardi solo ai fatti di cui è accusata la giovane madre la cui auto è piombata sui piccoli, ma si accerti se ci siano responsabilità da parte di altri soggetti. Noi saremo lì a vigilare e continueremo a batterci dentro i processi per dare giustizia alle vittime e per avere una maggiore cultura della sicurezza stradale».
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