NAPOLI. Testimone oculare da riascoltare e tutto rinviato a maggio prossimo. E’ quanto decretato dal giudice penale della corte di appello, Alibisi, del Tribunale di Napoli, in relazione all’udienza appartenente al processo per la morte di Mario Grieco, scomparso nel maggio del 2009 all’età di 20 anni in un incidente stradale a Licola.
E’ ancora un momento di ricerca della verità per mamma Rosa di Bernardo, referente dell’Associazione Italiana Familiari e Vittime Della Strada per la sede Pozzuoli, e papà Giuseppe Grieco. Presenti in prima linea il presidente nazionale dell’A.I.F.V.S., Alberto Pallotti, ed il referente Aversa ed Agro Aversano, Biagio Ciaramella; la presidente dell’Associazione “Mamme Coraggio”, Elena Ronzullo; l’Avvocato Davide Tirozzi, appartenente al Foro di Verona e legale rappresentate dell’associazione costituitasi parte civile.
“Siamo contenti per il rinvio – dice Pallotti -. Sono curioso di sentire la testimone oculare cosa ha da dire. Sostanzialmente il dubbio della difesa dell’imputato e dell’assicurazione è legato proprio alla sua posizione. Vogliono dire sia una testimonianza falsa. Ci batteremo per la verità. So che l’avvocato della famiglia e l’avvocato dell’associazione faranno il possibile per fare luce sull’accaduto. Mario è stato ucciso e chi l’ha ucciso, piuttosto che raccontare fandonie, si presenti in tribunale, cosa che non ha mai fatto, e si assuma le proprie responsabilità”. Fiduciosa Rosa di Bernardo, che aggiunge: “Spero l’assassino venga condannato per la pena accordatagli che, tuttavia, resta una grande presa in giro, dati i soli 18 mesi inferti. Confido nella giustizia”.
“La difesa della parte civile si dichiara soddisfatta della scelta coscienziosa della corte – dichiara l’avvocato Davide Tirozzi, legale rappresentante dell’associazione presieduta da Pallotti -, la quale ritiene doveroso risentire la rete oculare per fugare ogni possibile dubbio sulla dinamica del sinistro. Siamo certi che all’esito dell’esame istruttorio giustizia possa essere fatta”.
“Ciò che è certo – sostiene papà Giuseppe – è la consapevolezza che nel nostro paese è veramente difficile ottenere giustizia, soprattutto (seppur incomprensibilmente) per tutti i nostri cari scomparsi per colpa altrui. Questi scellerati, perché così bisogna appellarli, si mettono alla guida in condizioni estreme, commettendo delitti imperdonabili. Il problema, in ogni caso, è che vogliono giustificarsi parlando di incidenti accidentali. Intanto, vorrei ricordare che a causa di questi individui, ogni giorno in Italia 11-12 famiglie vivono un incubo dal quale non ci si sveglia più. Il calvario nei tribunali continua ad uccidere i nostri cari per tante altre volte ancora. Spero che il giudice chiarisca una volta per tutte le dinamiche sull’omicidio di mio figlio. Non temo di definirlo tale perché è di omicidio che stiamo parlando”.
“Il giudice penale della corte di appello – afferma Biagio Ciaramella – vuole fare chiarezza dopo che sono ormai quasi trascorsi 10 anni dal sinistro. Noi vittime della strada siamo qui a sostegno delle famiglie, ma ce ne sono ancora tante altre che hanno bisogno del nostro supporto. Si è soli, purtroppo, quando si affrontano i processi e, troppo spesso, si attribuisce automaticamente la colpa al morto”.